Disabili e vessati: “Per batterie e ruote lo Stato non paga più”

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Disabili e vessati: “Per batterie e ruote lo Stato non paga più”

Riporto di seguito l’articolo del giornalista del Fatto Quotidiano Renato La Cara:

 

Da gennaio non più garantite le spese per gli ausili, finora coperte dalle Asl. Il ministero e le Regioni si rimpallano le responsabilità

“Il governo e le Regioni accusati di fare cassa sui più fragili e tagliare sui mezzi di chi non può muoversi autonomamente. Ovvero di risparmiare su ciò che rende possibile la libertà di un centinaio di migliaia di donne e uomini non autosufficienti: batterie e motori delle carrozzine elettriche, joystick e ruote. Dal 1º gennaio 2025, infatti, non sono più garantite le spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili, finora coperte dalle Asl. A denunciare sono stati i diretti interessati che, all’improvviso si sono trovati a doversi fare carico di spese non indifferenti: dai 680 euro per le batterie ai minimo 80 per una ruota. Tra le prime denunce c’è stata quella dell’attivista veneto Luca Faccio che ha rivolto un appello a Luca Zaia: “Il costo della batteria di cui ho bisogno è superiore alla pensione di invalidità. Si parla tanto di inclusione sociale, ma se la batteria si rompe, rischio di rimanere a piedi o sbaglio?”.
La Regione ha scaricato tutto sul nuovo Nomenclatore, entrato in vigore con il decreto Tariffe a fine 2024, insieme ai nuovi Livelli essenziali di assistenza, che “ha determinato la revoca dell’efficacia del dm n. 332/1999 su tutto il territorio nazionale. Questo non prevede più i codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice ISO 12.23 (carrozzine a motore elettrico)”, ha precisato in una nota. Il ministero della Salute, però, nega ogni responsabilità: “È erroneo”, dicono. “L’innovazione introdotta è relativa alla modalità di erogazione degli ausili, che richiede alle Regioni di espletare gare a evidenza pubblica”. E “sono le Regioni tenute a garantire la completa assistenza all’utente”. Lo scontro è tra il Veneto leghista e il ministero di Schillaci, ma stando alle denunce la modifica colpisce tutti, da Nord a Sud. “Ce ne siamo accorti all’improvviso e solo al momento del bisogno”, sono alcune delle testimonianze raccolte da Monza, Mantova e Palermo. Le principali organizzazioni si dicono “sconcertate”. Per Vincenzo Falabella, presidente Fish, “il silenzio delle istituzioni davanti a questo arretramento dei diritti è assordante. Si colpisce proprio chi ha meno voce per farsi sentire: le persone con disabilità grave, che da gennaio si trovano improvvisamente sole a fronteggiare costi insostenibili per continuare a muoversi, lavorare, vivere. Le carrozzine elettriche non sono optional, sono strumenti di cittadinanza. Il ministero della Salute ha il dovere di correggere immediatamente questa ingiustizia, prima che si trasformi in una condanna alla reclusione per migliaia di cittadini”.
Per Alessandro Chiarini, presidente di Confad, è “un taglio inaccettabile ai diritti”. Lisa Noja, consigliera regionale Iv in Lombardia, annuncia un’interrogazione: “Ennesimo scippo del governo alle persone con disabilità. Cancellare la voce, precedentemente prevista, per le riparazioni e non solo, e farne ricadere gli ingenti costi sui cittadini significa ignorare che chi usa una carrozzina elettrica non può farne a meno. Privare una persona con disabilità del suo utilizzo è come tagliarle le gambe”. Un danno, denuncia il presidente di Confimi Industria Sanità, Massimo Pulin, anche per le imprese: “Da inizio anno abbiamo avuto un cambio di mercato del 60%”.
Erika Monti, 49enne con atrofia muscolare, racconta: “Dovrei cambiare la batteria, ma costa tanto. Sono riuscita a riparare le ruote perché avevano il copertone rotto e mi servivano assolutamente”. Perché l’alternativa era non poter più uscire di casa.”

 

Articolo tratto dal Fatto Quotidiano extra.

 

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