SPRECO ALIMENTARE: LA CARESTIA OCCIDENTALE DEL BUON SENSO

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SPRECO ALIMENTARE: LA CARESTIA OCCIDENTALE DEL BUON SENSO

Oggi sono veramente onorato e felice di pubblicare l’articolo di Sammy Basso !

 

Carissimi,

In casa mia, nella mia famiglia, se una cosa può considerarsi sacra, questa cosa è il cibo! L’estrema pazienza con cui mia madre cura ogni ingrediente in modo che ci sia il minimo scarto, la meticolosità di non buttare niente di ciò che si avanza per mangiarlo in seguito, mi ha accompagnato per tutta la vita.

Credo sia una cosa ben normale per una semplice famiglia italiana cresciuta in un paesino. I racconti dei nonni, che ancora oggi maledicono quelle galline che in gioventù facevano solo mezzo uovo, o provano pena per quel pane messo sempre fuori portata di mano, sono sempre impressi nella mia memoria.

Loro che hanno vissuto la guerra e la carestia ci hanno trasmesso il rispetto per il cibo che si traduce nella sacralità della Terra che lo produce, nella sacralità delle creature che mangiamo, nella sacralità del lavoro di chi si prodiga per produrre le materie prime, ed infine, ma non ultima, la sacralità di chi purtroppo non si può permettere di mangiare e muore di fame.

Per questo motivo sono stato molto colpito dall’iniziativa europea di incentivare i ristoranti affinché donassero il cibo non consumato alle famiglie più povere o comunque a chi ne avesse più bisogno. Un’iniziativa bella e lodevole, che sta prendendo piede anche in Italia, ma che tuttavia mi ha strappato un sorriso amaro e che mi ha fatto riflettere sull’effettiva utilità di questa proposta.

Le leggi di mercato che comandano l’Unione Europea infatti obbligano i singoli Paesi ad acquistare le materie prime da altri Paesi dell’Unione ed impone una preciso limite al prodotto interno di alimentari che può essere immesso nel mercato.

Limiti sulla quantità di latte, verdure, frutta e moltissimi altri prodotti che usualmente sono presenti nelle nostre tavole.

Questo ha portato a ben note e raccapriccianti scene di agricoltori, allevatori e produttori che, imprigionati da queste leggi di mercato, sono costretti a buttare enormi quantità di cibo (si parla di migliaia di tonnellate) poiché qualsiasi altro uso danneggerebbe moltissimo e con inadeguate sanzioni le loro aziende.

Ora, questo è inaccettabile per moltissimi motivi:

-non ha veramente senso che i paesi più fertili siano obbligati a non utilizzare queste risorse per una semplice burocrazia o per degli accordi economici, le ricchezze della Terra non hanno prezzo!

-buttare il cibo in questo modo non è una forma di giustizia verso paesi meno fertili, anzi è uno spregio per le fatiche umane.

L’iniziativa di donare il cibo avanzato dai ristoranti è dunque ben poca cosa se paragonato allo spreco attuato per delle semplici regole comunitarie, che ricordiamoci bene, sono decise dall’uomo e non sono dunque assolute come la fame e il bisogno di sfamarsi. Nonostante l’economia ora tiranneggi su ogni aspetto della vita umana, va ricordato che l’economia è una cosa che passa, l’Unione Europea paragonata ai secoli è una cosa che passa, persino le entità statali passano! Non passa però l’Europa fisica, i paesi fisici, e non passano i popoli e le generazioni che li abitano.

Tutto questo spreco di cibo è inaccettabile di fronte a tutti i milioni di persone che non si possono permettere il pranzo, la cena, un singolo tozzo di pane. È inaccettabile che una famiglia sprechi per ignoranza, ma ancora più inaccettabile è che si sprechi a livello globale con il preciso intento di sprecare!

Perché tutte quelle enormi tonnellate di cibo non possono girare liberamente sul mercato?

Posso capire i motivi economici, e per questo pongo un’altra domanda: perché non si comincia a comprare, a livello Europeo, tutto quel cibo e a trasformarlo in prodotti di nutrimento a lunga conservazione da usare nelle emergenze umanitarie? Emergenze quali quella dei profughi provenienti dalla guerra o emergenze presenti in posti dove la carenza alimentare è cronica. Emergenze come quella che purtroppo è presente anche in Europa visto che molte famiglie sono ridotte alla fame per povertà.

Anche guardando a livello puramente economico la proposta ha senso: si beneficiano i produttori da cui si compra la materia prima, che sono la base di ogni società, si garantisce occupazione alle aziende che lavorando il cibo lo trasformano in prodotti utilizzabili nel tempo, riduce i costi della spesa di cibo al momento delle emergenze e dando lavoro a tutte queste persone si diminuisce agli Stati anche il costo della povertà dei suoi cittadini.

Questo sarebbe un ottimo modo per sfruttare le risorse di ogni paese senza intaccare l’economia, ma, permettetemi di dire che se anche l’economia ne venisse intaccata, lo spreco alimentare è una cosa a cui dobbiamo sottrarci. Altrimenti dichiareremo a chiare lettere che…sì, la vita umana può essere comperata, che la vita umana ha un valore minore dell’economia, che un alto stile di vita e intrighi economici europei valgono di più di milioni di morti. Che l’Euro vale di più delle vite. Non dobbiamo permetterlo, perché non sarebbe solo la sconfitta umana dell’Occidente, sarebbe la sconfitta del concetto stesso di Civiltà!

Da cosa sono nate infatti le città, gli stati, le grandi civiltà del passato e quelle odierne, se non da quel primo bisogno di garantire la sopravvivenza dei suoi abitanti, nella forma più primordiale che è quella di fornire cibo?

Non sprechiamo il cibo, non rinneghiamo i nostri avi, non dichiariamo sconfitta la Civiltà! Perché la Civiltà è sacra, anzi, di più, ciò in cui di più si esprime la sacralità della Civiltà, ossia la Religione, parla di cibo. Di tutti i miracoli che Gesù ha compiuto nella sua vita, un unico miracolo ha spronato le folle a credere in Lui. Non la resurrezione di Lazzaro, non la guarigione dei malati…ma moltiplicazione di pane e pesci quando la gente aveva fame!

Tutti gli aspetti della nostra vita, anche il sacro, ha a che fare con la fame ed il cibo!

E che senso ha essere arrivati fino a qui se ancora c’è gente che muore di fame? Anzi, che senso ha dunque essere arrivati fino a qui se la gente che muore di fame è di più di quella che moriva in passato? Che senso ha essere arrivati fino a qui se la gente che muore non muore dopo aver fatto di tutto per salvarla, ma anzi, muore per uno spreco voluto?

Lascio a tutti questo interrogativo, nella speranza che chi possa fare qualcosa lo faccia, Grazie Sammy

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